Eremo di Camaldoli

eremo di camaldoli

L’Eremo di Camaldoli sorge in Toscana, nel comune di Poppi, ed è immerso nella bellezza naturale delle foreste casentinesi, oggi Parco Nazionale.

Camaldoli è una comunità benedettina nata intorno all’anno Mille e costituita dall’Eremo e dall’adiacente Monastero.

La storia dell’Eremo di Camaldoli

Fu San Romualdo di Ravenna che, nell’anno 1025, fondò l’Eremo di Camaldoli per ricreare uno spazio di silenzio e raccoglimento in cui i monaci potessero entrare in contatto spirituale con Dio. L’appezzamento gli era stato donato da Teodaldo di Canossa, vescovo di Arezzo e zio di Matilde di Canossa.

L’Eremo, inizialmente costituito da sole cinque celle e da una chiesetta per il raccoglimento e la preghiera, venne successivamente ingrandito. Così arrivo a comprendere le attuali venti celle e altri edifici per la vita comunitaria, come la biblioteca, la foresteria, il refettorio e gli spazi attualmente utilizzati per gli incontri spirituali.

Poco più a valle venne creato l’Ospizio, trasformato successivamente nel Monastero di Camaldoli.

La cella del monaco Romualdo

Se deciderai di recarti all’Eremo di Camaldoli, non potrai non visitare la cella che, secondo quanto si narra, fu occupata da San Romualdo, fondatore dell’Eremo.

Con la costruzione, nel 1600, della biblioteca, la cella venne inglobata nel nuovo edificio e vi si può accedere dalla piazza dove si trova la chiesa.

La cella, identica alle altre costruite nel medesimo periodo, presenta un interno a spirale con un corridoio che dà accesso alla stanza dove dormiva il monaco; contiene un arredamento molto semplice, composto solo dal letto e da un armadio e muro. Da qui è poi possibile passare alla cappella privata e allo studio.

La chiesa dell’Eremo di Camaldoli

Nello spazio precedentemente occupato dall’oratorio, si trova oggi la chiesa dell’Eremo.

La struttura venne costruita nel 1700 e vi si possono ammirare numerose statue e bassorilievi.

Degno di nota è l’altorilievo in ceramica realizzato da Andrea della Robbia e visibile ancora oggi nella Cappella di Sant’Antonio.

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