Santa Caterina da Siena

Santa Caterina da Siena

Santa Caterina da Siena viene da sempre ricordata e venerata figura che consacrò la sua vita sulla terra per assistere poveri e ammalati. Lei lo faceva per aiutare Cristo sofferente, che riconosceva nei bisognosi; come quando donò il mantello a un povero pellegrino. Era sicura di fare del bene al prossimo assistendo gli infermi, come accadde con Cecca la lebbrosa che curò con amore e dedizione.

Storia e vita di Santa Caterina da Siena

Santa Caterina da Siena, sua città d’origine, nacque come Caterina di Jacopo di Benincasa il 25 marzo 1347, nella Contrada dell’Oca. Venne canonizzata nel 1461grazie a Papa Pio II, e dichiarata dottore della Chiesa nel 1970 da Papa Paolo VI. Ma divenne anche patrona di Roma per volere di Papa Pio IX nel 1866, poi diventò patrona d’Italia per tramite di Papa Pio XII. Infine è anche compatrona d’Europa per volontà di Papa Giovanni Paolo II.

Caterina faceva parte di una famiglia numerosa: era la penultima di 25 figli. Aveva una sorella gemella, Giovanna, che sfortunatamente dopo poche settimane di vita morì. A soli 12 anni i genitori cercarono di darla in sposa, ma Caterina non accetto perché aveva già espresso l’intenzione di dedicare la sua vita al Signore. Nel Medioevo tuttavia era necessario versare una dote per entrare in Convento e prendere i voti. Caterina però non aveva questa possibilità ma, pur senza sapere come avrebbe potuto realizzare il proprio sogno, non cedette. Venne di conseguenza isolata dalla sua famiglia.

Infine il padre comprese la profondità della sua vocazione e la sostenne nel suo desiderio. Caterina allora pensò di entrare nelle Terziarie Domenicane di Siena, note come Mantellate, per il mantello nero che copriva il vestito bianco. Purtroppo la giovane aveva solo 16 anni e per questo venne respinta.

La giovane dovette affrontare un periodo di gravi malattie. Fu colpita da pustole in volto e febbre altissima. Diventò sgraziata e più vecchia di quello che era, tanto che la madre si recò nuovamente presso la priora delle sorelle domenicane per chiedere la grazia di accettare la figlia nella confraternita. La priora allora dopo aver mandato delle consorelle a vedere la situazione di Caterina decise di accettarla. Lei guarì dalla sua malattia, e nel 1363 le venne dato l’abito dell’ordine presso la basilica di San Domenico.

Poco dopo Caterina venne inserita nell’ospedale di Santa Maria della Scala che accoglieva pazienti molto gravi, alcuni senza assistenza perché non avevano parenti o perché erano contagiosi.

Senza indugi, si dedicò ad assistere proprio gli ammalati contagiosi. Un esempio di carità e devozione cristiana così sentito da Caterina che venne imitato anche dalle altre Mantellate.

In seguito, una sua consorella di nome Andrea si ammalò con una piaga dal fetore insopportabile che non guariva mai. Caterina decise, nonostante il pericolo del contagio, di assisterla.

Dopo il 1370 attorno a Caterina si creò un gruppo di donne e uomini denominato La bella brigata, che la seguivano e la aiutavano.

Le fornivano aiuto anche a tenere la sua corrispondenza. La Santa scrisse circa 300 lettere fino alla fine della sua vita. Un epistolario che affrontava temi e problemi religiosi, sociali, morali e anche politici. Lei scriveva un po’ a tutti, personalità anche importanti di quel tempo, tra cui Papa Gregorio XI, da lei definito come il “dolce Cristo in terra”.

Caterina ebbe anche le stigmate. Accadde nel 1375, il giorno della Domenica delle Palme presso la Chiesa di Santa Caterina davanti al Crocifisso. Si manifestarono ai piedi e alle mani e al petto senza però che fossero visibili. Infatti, come dice la Santa: “erano pura luce che arriva nei cinque punti del mio corpo…”.

Nelle sue ultime settimane di vita ricevette diverse visite dai suoi figli spirituali ai quali dava raccomandazioni e insegnamenti su quello che dovevano fare della loro vita. Poi, nel 1380 un po’ prima dell’alba, si notò un gran turbamento in lei e il suo respiro si affievolì a tal punto che venne deciso di darle l’Unzione degli Infermi. Subito dopo Caterina raccomandò al Padre l’anima e lo spirito, e spirò il 29 aprile del 1380.

Santuario di Santa Caterina da Siena

Il santuario di Santa Caterina è ubicato a Siena ed è composto dalla dimora dei Benincasa, cioè la sua casa natale, oltre a porticati, oratori e la Chiesa. La zona di Conca di Vallechiara era il luogo in cui nacque; così il Comune di Siena decise di acquistare la casa della Santa e gli altri immobili vicini per edificare il Santuario dopo la canonizzazione.

La Chiesa del Crocifisso invece fu costruita sul terreno dell’orto di famiglia proprio per ospitare il Crocifisso di fronte al quale ricevette le stimmate. Nella Chiesa ci sono raffigurati diversi momenti della vita di Santa Caterina e una volta mirabilmente affrescata dove si può vedere la Glorificazione della Santa.

La toma di Santa Caterina è a Roma nel cimitero Santa Maria sopra Minerva.

I miracoli di Santa Caterina da Siena

Tra i miracoli di Santa Caterina, riconosciuti dalla Chiesa, ci fu quello del 1376 quando la Santa passò da Varazze per conoscere i luoghi dove era nato Jacopo da Varagine.

La cittadina erò era stata decimata dalla peste e così Caterina pregò per gli abitanti ancora in vita per liberarli dall’epidemia. E così avvenne.

Come forma di ringraziamento, gli abitanti dedicarono una Cappella al beato Jacopo da Varagine. Per ricordare il miracolo Varazze decise di volere come patrona proprio Santa Caterina da Siena oltre a dedicarle una processione ogni anno, per il 30 di aprile (onomastico della Santa).