Atto di Dolore

Atto di DoloreL’Atto di Dolore è una preghiera cristiana che viene recitata per riconcigliarsi con Dio per i peccati commessi. Si consiglia dire questa preghiera tutte le sere. Recita questa preghiera dopo aver commesso un peccato con il proposito di confessarsi il prima possibile.

Atto di Dolore

Mio Dio mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati,
perché peccando ho meritato i tuoi castighi,
e molto più perché ho offeso te,
infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa.
Propongo con il tuo santo aiuto di non offenderti mai più

e di fuggire le occasioni prossime di peccato.
Signore, misericordia, perdonami.

Actus contritionis (latino)

Deus meus,
ex toto corde me pǽnitet ac dóleo de ómnibus quæ male egi
et de bono quod omísi,
quia peccándo offendi te,
summe bonum ac dignum qui super ómnia diligáris.
Fírmiter propóno, adiuvánte grátia tua, me pæniténtiam ágere,
de cétero non peccatúrum peccantíque occasiónes fugitúrum.
Per mérita passiónis Salvatóris nostri Iesu Christi, Dómine, misérere.

 


Atto di dolore o Actus contritionis è una preghiera cristiana di tradizione cattolica, attraverso cui ogni fedele può esprimere il proprio dolore per i peccati commessi.

Si tratta di un’invocazione che viene recitata secondo la tradizione cristiana in occasione del sacramento della Riconciliazione, dopo aver commesso i propri peccati e prima dell’assoluzione.

Nei libri di preghiera, l’Atto di Dolore è incluso fra le orazioni quotidiane da recitare alla sera e al termine della Confessione. Grazie al Sacramento della Riconciliazione o della Penitenza, ogni fedele e credente, se pentito, attraverso l’Atto di dolore ottiene da Dio la remissione dei peccati.

Nell’Atto di dolore, infatti, ogni cattolico pronuncia questa frase molto emblematica e densa di significato «mi dolgo dei miei peccati perché ho meritato i tuoi castighi…».

Ciò si ricollega alla famosa parabola che il catechismo ci insegna: il «figliol prodigo» che torna a casa non viene punito per aver dilapidato il patrimonio paterno, ma accolto con una grande festa.

Anche se, secondo autorevoli studiosi di teologia, la catechesi e la stessa prassi della confessione hanno portato alla diffusione di una visione distorta delle punizioni di Dio.

Nella sua formula tradizionale, infatti, la frase «perché ho meritato i tuoi castighi») fa pensare a Dio come un “punitore” che castiga i fedeli.

In effetti, si tratta di un’erronea visione dato che la catechesi cristiana ci insegna che Gesù Cristo è un salvatore che perdona sempre il prossimo e non castiga nessuno.

Grazie all’Atto di Dolore tutta la comunità religiosa cristiana può pregare per le anime del Purgatorio, perché si completi la purificazione dai peccati.

A partire da quest’ultima considerazione si può giungere a riconoscere che l’affermazione «ho meritato i tuoi castighi» deve essere concepita come un’espressione di gratitudine, di perdono e di espiazione dei peccati commessi nella vita terrena.