Abbazia di Vallombrosa 

Abbazia di Vallombrosa

Un grande palazzo bianco spicca nel verde della campagna fiorentina, poco fuori l’abitato di Reggello (Firenze). E’ l’Abbazia di Callombrosa, un edificio che, nella sua semplicità, ispira pace, raccoglimento, preghiera e vita umile. Dietro le sue mura piccoli tesori d’arte e la memoria di una abbazia che esiste fin dal secolo XI e che oggi potrai conoscere con visite e con soggiorni al suo interno.

Vallombrosa, l’abbazia di San Giovanni Gualberto

Si sa che l’abbazia di Vallombrosa nasce da un piccolo eremo di roccia e di legno che Giovanni Gualberto edificò nell’anno 1036. Nobile fiorentino deciso a consacrarsi al Signore, sarebbe divenuto presto santo, ma all’epoca era solo un giovane in cerca di risposte. E le trovò, insieme ad alcuni compagni (avrebbe fondato l’ordine dei vallombrosiani), in questo angolo di bosco. Il convento in legno fu sostituito da uno in muratura, nel 1058, anno in cui venne anche consacrato.

Vallombrosa venne completata soltanto nel 1230 e per due secoli fu il centro della preghiera della vallata. Nel XV secolo, i ricchi abati del tempo provvidero ad ampliarla e a restaurare le parti cadenti. Un ennesimo restauro avvenne nel 1634, dando all’abbazia l’aspetto che presenta ancora oggi. Disabitata per circa un secolo, dalle leggi napoleoniche (1808) alla Seconda Guerra Mondiale, l’abbazia tornò nelle mani dei vallombrosiani negli anni Cinquanta del secolo scorso.

Cosa vedere all’abbazia di Vallombrosa

Se verrai a visitare l’abbazia di Vallombrosa, sarai colpito dalla semplicità della facciata, che non presenta quasi nessun elemento decorativo. Spiccano però i due campanili, quello piccolo – che risale al XII secolo – e quello più alto costruito trecento anni dopo. Passerai quindi da un grande cortile che porta verso la chiesa abbaziale.

La Chiesa

La chiesa dell’abbazia ha mantenuto la forma medievale a “T”, ma dei tesori che la abbellivano rimane ben poco, dopo i saccheggi dell’Ottocento. L’unica navata infatti è in pieno stile barocco settecentesco, con grandi colonne, altari laterali con pale dipinte secondo lo stile del tempo.

Tra i quadri più belli: Sant’Atto con le reliquie di San Giacomo, opera di Agostino Veracini; Martirio di Tesauro Beccaria (Lapi) e Gregorio VII che scomunica l’imperatore (Nannetti). Notevole la Conversione di Saulo di Cesare Dandini (1647).

Molto belle da visitare anche la cappella di San Giovanni Gualberto, con dipinti e affreschi del Seicento, e il coro ligneo e la sacrestia rinascimentale. Molte opere che un tempo erano custodite qui oggi si trovano sparse per vari musei italiani, tra cui anche gli Uffizi.

Il convento

Entrerai nel convento attraverso il bel Chiostro della Meridiana, chiamato così proprio per la presenza della meridiana solare (XV secolo). Da qui si arriva alla Sala Capitolare, dove spiccano una pala in terracotta della Madonna con Bambino e Santi e un lavabo di pietra del Seicento. Accanto a questi tesori antichi, un trittico del 1998 realizzato da Mario Francesconi.

Successiva tappa, il refettorio quattrocentesco che introduce alle meravigliose antiche cucine (restaurate nel XVII secolo). Attraversando il Chiostro del Mascherone, che fa riferimento alla fontana con la testa di leone, si entra nella Biblioteca, oggi in stile neoclassico.

Nella Foresteria sorge il Museo d’Arte Sacra, con la raccolta preziosa di oggetti ed ex voto donati all’abbazia. Da ammirare: il quattrocentesco Parato Altoviti, opera di diversi e sconosciuti artisti.

Informazioni turistiche

L’abbazia è aperta al pubblico negli orari delle messe, che però nei giorni feriali sono solo alle 7 del mattino. L’ideale è visitarla il sabato e le domeniche, alle messe delle 11  e delle 17. Si può anche contattare il convento per organizzare un soggiorno o un evento all’interno dell’abbazia.

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