L’Abbazia di Rosazzo sembra un castello. Si tratta di un intero complesso, o borgo, monastico elevato su un colle a Rosazzo di Manzano (Udine) e risalente al IX secolo. È conosciuto anche come Badie di Rosacis. Oggi dentro l’abbazia troverai un attivo centro culturale che presta il proprio nome anche a una cantina vinicola; ben poco invece rimane del monastero. Ma la chiesa è un vero e proprio gioiello.
Abbazia di Rosazzo, la storia
Tra il IX e l’XI secolo, un eremita di nome Alemanno si stabilì sui colli friulani nei pressi di Manzano; qui costruì un piccolo oratorio che ben presto ospitò alcuni monaci agostiniani. Insieme costruirono la chiesa dedicandola a San Pietro. Nel 1090 il convento passa sotto la guida dei monaci benedettini che lo fanno diventare un importante centro di cultura ma anche di strategia politica.
Per cinque secoli Rosazzo rimane in mano ai benedettini; poi nel 1520 viene ceduto all’ordine domenicano ai quali fu dato il difficile compito di restaurarlo dopo un incendio devastante. Tra il 1823 e il 1976 – anno del terribile terremoto del Friuli – l’abbazia viene usata come residenza estiva dei vescovi di Udine e come luogo di meditazione. Dalle macerie del sisma, il complesso viene ricostruito e restaurato allo scopo di diventare quello che è oggi, un centro culturale multifunzionale.
Il monastero
Il monastero nel suo insieme ruota letteralmente intorno alla chiesa di San Pietro. A destra e a sinistra di essa, infatti, si aprono due ali di edifici. Alcuni formano il chiostro abbaziale, altri una sorta di corte, una fattoria usata in passato per produrre e coltivare beni della terra. Altre abitazioni, dalla singolare forma a torre, si trovano dietro la chiesa stessa affacciate sulla vallata.
Il colle su cui sorge il monastero, oggi, è interamente coltivato a vite; qui si produce un vino che porta lo stesso nome dell’abbazia. La singolare forma “quadrata” della collina alimenta anche qualche strano mistero su antiche piramidi, tuttavia voci mai fondate che restano leggenda.
Negli ambienti del refettorio, della sala capitolare e lungo i corridoi si possono ancora ammirare alcuni affreschi delle epoche passate. La cantina dove si produce il vino “dei monaci” è visitabile. Ma il fiore all’occhiello del complesso rimane la chiesa.
Chiesa dell’Abbazia di Rosazzo
La piccola chiesa di San Pietro dalla facciata a salienti (ovvero a capanna ma con una parte rialzata al centro) è in pietra e rispecchia perfettamente lo stile semplice e spartano del Romanico medievale. Dentro, si apre in tre navate che presentano tracce dei vari restauri, incluse le decorazioni “nuove” del Settecento negli altari laterali.
Molto bello il soffitto in legno dipinto che fa da corona agli affreschi del presbiterio, opera di Francesco India “il Moro” (1535): La chiamata di Pietro e di Andrea, La Trasfigurazione sul monte Tabor e La pesca miracolosa sul lago di Genezaret. Le statue che completano la chiesa sono state aggiunte nel XVIII secolo dagli scultori udinesi Mattiussi. Di epoca seicentesca sono invece i rifacimenti dell’arco di ingresso, delle finestre e del rosone.
I roseti del nome
Entrando in abbazia, sicuramente passeggerai tra i bellissimi roseti che la circondano. Il nome Rosazzo, che oggi indica l’intera frazione sorta intorno al monastero, richiama infatti i sentieri delle rose che ancora colorano i dintorni.
I fiori attuali sono stati piantati nel 1998, ma vogliono ricordare i roseti antichi che, molto probabilmente, denominarono nel medioevo la località stessa. Tra le varietà le gallica, alba, damascena, centifoglia, noisette. Si riconoscono inoltre le rose del tipo whicuraiana, le bourbon, e la tipologia detta “cinese”.